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Rapsodia

Il legno del bancone sulla guancia brucia di sudore e cordite. Il mio respiro affannato risuona dell’eco degli spari. La ragazzina dietro di me piange come un’ossessa e per un momento vorrei sparare a lei e poi infilarmi la pistola in bocca, farla finita, cazzo, finita. Rendere l’anima qui anziché da nonno in un cazzo di letto.

– Sei fottuto, bastardo, lo sai? Lo sai, figlio di troia? Butta la pistola ed esci di lì e magari eviterò di farti masticare le tue palle dopo che te le avrò tagliate!

Chiudo gli occhi e grido quello che esce…

– Vaffanculo! Vaffanculo albanese di merda!


Dopo la morte di Marini qualcosa al comando è cambiato. In peggio. Il maresciallo ha dovuto far fronte al fuoco di fila delle domande dei suoi superiori, e ha cominciato a farne tante pure lui. Troppe. Le forze dell’ordine hanno già cazzi a sufficienza in questo periodo, figurati che goduria una bella storia di corruzione. Vaffanculo. I miei soliti lavoretti di piccolo spaccio e riscossione debiti sono diventati all’improvviso poco sicuri. Ditemi come cazzo deve fare un povero carabiniere a sbarcare il lunario.

Penso a tutte queste stronzate mentre parcheggio davanti al ristorante di Saimir: il fottuto albanese ha un racket bello grasso e uno dei miei vecchi contatti stasera ci presenta. Carmine fa l’avvocato e spala merda per Saimir oltre che per una dozzina di altri piccoli boss. Nel tempo che gli avanza, si fotte Rebecca, la moglie del maresciallo, e quindi gli conviene tenermi buono.

L’ingresso del Rapsodia è sobrio, solo una piccola insegna a marcarne la presenza. Spingo la pesante porta facendo oscillare un cartello che dice “Chiuso”. All’interno, uno degli sgherri di Saimir mi guarda torvo e con un gesto mi indica la via. I tavoli apparecchiati dormono silenziosi nella penombra, disposti su due file come soldati al mio passaggio. Presentaaat….arm! Hehehe. In fondo la luce filtra da una porta socchiusa trasportando crasse risate e il tintinnare di bicchieri di cristallo. Affretto il passo, afferro la maniglia. Nella scena che mi appare entrando c’è qualcosa che non torna.

– … quindi Carmine, è inutile che insisti, davvero! E’ una questione di stile, come te lo devo dire?
– Capisco Saimir, però la gente viene qui per gustare la cucina, ma anche per incontrare la cultura albanese! Un sottofondo musicale del tuo paese renderebbe tutto più…come dire? Genuino…
– E io invece ti ripeto che Sinatra c’ha stile! C’ha stile e siccome qui viene gente che c’ha stile s…ehi! E’ questo il tuo amico, Carmine? Siediti, giovane!

La stanza è arredata di fino, e illuminata da costosi pezzi di design. Mentre Sinatra attacca la seconda strofa di “My way”, abbandono le mie chiappe in divisa su una gigantesca poltrona. Sul divano davanti a me, guardato da due gorilla in occhiali scuri, Saimir trangugia arachidi ridendo e leccandosi una mano unta, mentre nell’altra regge un cocktail. Carmine è seduto al suo fianco, e le sue gote segnalano allarme rosso: quel Negroni sarà perlomeno il quarto che si cala. Le pelate dei miei due compari brillano spavalde e sudaticce. Saimir finisce di succhiarsi le dita, poi poggia la mano bavosa sul…tavolo. Fa un cenno con la testa, uno dei due gorilla scatta a prendermi da bere.

La ragazzina non può avere più di tredici anni. Indossa solo un corpetto di latex che la copre dal seno acerbo all’ombelico, e un paio di strati di trucco pesante. I capelli rossi piovono verso il tappeto, gli occhi chiari sono sbarrati nel vuoto. Se ne sta a quattro zampe tra me e i miei compagni, sulla schiena un vassoio, sulle chiappe la mano inanellata di Saimir. L’albanese fa scorrere il dito medio tra le natiche nude della ragazzina e mi guarda bovino e ubriaco.

– Giovane, allora, come si sta a fare il carabiniere? Eh? Hahaha mi sa una merda vero?

Il mio drink è arrivato e mi risparmia una risposta. Saimir scoppia a ridere sguaiatamente e tira una sonora manata sulle chiappe della ragazzina, che sembra non accorgersene. Prendo il bicchiere dal vassoio e sorseggio piano.

– Con quel gran ricchione di Carmine hahaha, stavamo discutendo di quale colonna sonora fosse più appropriata al locale. Se “originale albanese”, come propone questo frocione hahaha…

Carmine ride come un coglione. A me sta per venire il vomito.

– …oppure, se la Voce, il carisma ma soprattutto lo sti-le del mitico Frank Sinatra. Tu che ne pensi? Dacci la tua opinione! Ci teniamo, veramente! Sia io che questo grosso busone hahahaha!
– Hahahaha basta Saimir bastaaaaa….hahahaha…oddio mi fai pisciare sotto!

Saimir ride, ride e afferra il sedere della ragazzina, le dita scavano nel profondo, lei stavolta fa una smorfia di dolore e mi guarda, come un cucciolo di foca in quei cazzo di documentari sulla caccia e le pellicce. In un sorso butto giù metà del mio cocktail e mi dico Capuozzo, Capuozzo, non è cosa. Appoggio il bicchiere piano sul vassoio.

Saimir si è fatto serio.

– Giovane, Carmine mi dice che sei uno affidabile e che sai come vanno le cose. Io lavoro ce ne ho per uno così. Ma sono anche uno che non si fa fottere, e che se qualcuno ci si prova a fotterlo si ritrova le sue stesse palle in bocca. Chiaro?
– Chiarissimo.
– Bene, perché vedi, qui che si fa fottere è solo quella troia della moglie del tuo maresciallo, giusto Carmine? Hahahhahahah!!!!!!!!!
– Hahahhaha cazzo Saimir, cazzo mi sono pisciato sotto davvero adess…

E poi bang e ancora bang, mi accorgo solo ora che ho in mano la mia pistola, mentre il cervello dei due gorilla schizza per la stanza. In un istante che mi sembra di non vivere afferro la ragazzina, mentre Saimir bestemmia al cielo corro verso la porta trascinando una quarantina di chili di carne rosea. Il coglione che stava all’ingresso armeggia per estrarre la pistola, riesco a portare il mio culo e quello nudo di Capelli Rossi dietro il bancone del bar mentre le bottiglie esplodono sopra di noi, pioggia di piombo e vetro a ricordarmi che per ora sono vivo.

– Sei fottuto, bastardo, lo sai? Lo sai, figlio di troia? Butta la pistola ed esci di lì e magari eviterò di farti masticare le tue palle dopo che te le avrò tagliate!

Chiudo gli occhi e grido quello che esce…

– Vaffanculo! Vaffanculo albanese di merda!

E poi mi butto, esco allo scoperto, un colpo risuona secco e non so se sono io a urlare o la ragazzina, la mia spalla destra esplode di dolore. Saimir mi guarda invasato, nella mano grassa una fottutissima automatica placcata oro, maiale del cazzo, lo sai che sono mancino? Il mio proiettile frantuma i suoi denti e gli si conficca in gola, i suoi occhi si annebbiano e lui cade pesante al suolo rigurgitando sangue, in un secondo sono a terra anch’io mentre il locale rimbomba di nuovo e un sibilo passa sopra la mia testa. Lo sgherro a guardia dell’uscita ha mancato il bersaglio e ora sa come andrà a finire, vieni bambino, vieni tra le braccia della morte. Sollevo il braccio sinistro mentre la mia spalla grida di un dolore cieco, un istante più tardi lui crolla a terra, e il silenzio su di noi.

Le due file di tavoli continuano imperterrite a sonnecchiare. Mi alzo dolorante…cazzo, odio farmi sparare. Torno dietro il bancone, Capelli Rossi piange con la testa fra le gambe.

– Come ti chiami?

Alza la testa e mi guarda. E’ così piccola.

– Gajusha.
Le tendo la mano.
– Vieni Gajusha.

Lei si alza e cammina in mezzo ai tavoli con me, mano nella mano avanziamo piano, la mia uniforme insanguinata e la sua pelle nuda, verso la stanza dove pochi minuti prima sorseggiavo il mio drink. Camminiamo vicino al cadavere di Saimir, e oltre la porta. Accanto al divano, le mani sul capo, Carmine sta rannicchiato e piangente, il grasso culo all’aria.

– Carmine.
– Capuozzo non uccidermi, ti prego non uccidermi, ti prego ti prego ti pregooooo….
Piange e singhiozza come un fottuto bambino.
– Carmine questa è Gajusha.
Si gira e la guarda spaventato.
– Io, io non c’entro nulla Capuozzo, ti giuro ti giuro, non conosco la tipa…
– Gajusha!
– Gajusha, sì scusa, è una ragazza di Saimir io non…
– Saimir è morto, Carmine, e fra poco lo sarai anche tu.
– No Capuozzo io non…

Mi inginocchio e gli infilo in bocca la canna della pistola. Piange come un vitello, dai suoi pantaloni all’improvviso esce puzza di piscio. Piange succhiando la canna, piange e piange ancora. Il mio indice vibra, voglioso di premere il grilletto.

Ma poi Gajusha mi guarda e i suoi occhi sono pieni di lacrime, scuote lenta la testa.

Mi alzo e mi incammino solo verso l’uscita.

6 commenti »

  1. ooohhh…
    vorrei farti tante domande, ma mi limito a commentare, bellissimo.

    Commento di barbie — 13 settembre 2007 @ 19:47 | Rispondi

  2. Grazie. E fai tutte le domande che vuoi.

    Commento di offender — 13 settembre 2007 @ 20:13 | Rispondi

  3. ma chissei?
    uno scrittore? un regista? uno sceneggiatore? un attore? uno che guarda troppi film? uno che legge troppi libri? un carabiniere? un serial killer? un pazzo?…o semplicemente un genio?
    …dai una prima pace alla mia testa…
    ;)

    Commento di barbie — 15 settembre 2007 @ 13:42 | Rispondi

  4. barbie, se ti dicessi la verità poi sarei costretto a ucciderti.

    scherzo!!! :-)

    Sono semplicemente uno che si diletta a scrivere nel (poco) tempo libero, e se qualcuno vuole leggere ciò che scrivo ne sono felice. Ti ringrazio moltissimo per i tuoi commenti.

    Commento di offender — 15 settembre 2007 @ 19:16 | Rispondi

  5. molto interessante, veramente, quel tuo visino misterioso della foto…
    aspetto altra pace per la mia testa.
    Un abbraccio.

    Commento di barbie — 15 settembre 2007 @ 21:41 | Rispondi

  6. :-) Pazienta su, ci sto lavorando

    Commento di offender — 16 settembre 2007 @ 10:50 | Rispondi


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